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Cip Barcellini non vuole essere definito pittore, ma l’evidenza artistica dei suoi lavori contraddice il suo ritirarsi discreto dietro il paravento dell’umiltà.
Il poeta, del resto, lo conosce da anni e sa la sua non comune sensibilità dimostrata in ogni manifestazione dell’arte, il poeta che a lui si è affidato per dare voce piena e sonora al canto dell’anima.
Ebbene io – poeta – sono su questo foglio bianco per parlare del ritorno di Barcellini alla sua terra di ordine, ai ricordi dell’infanzia, al sole della sua giovinezza, al borgo dei suoi primi inconfessati turbamenti di fronte alla realtà della vita che gli appariva allora tra antiche leggende e la quotidianità del suo tempo.
Sono qui per dire di questo atto d’amore, di fede e perché no di giustizia per la sua Romagnano, vicino al Sesia, ma profondamente nel cuore del pittore; sono qui per testimoniare di questo altro canto dell’anima per un paese che ha conosciuto il pittore – artista nel bene e nel male, ma soprattutto nella semplicità della sua gente buona.
Attraverso il sogno delle miniature su argento di Cip Barcellini si dipana il racconto paesistico degli ambienti e degli scorci caratteristici di Romagnano: Tutto un mondo di sentimenti e di emozioni è raccolto sulle piccole tavole l’una accanto all’altra; tutta la storia di una civiltà paesana che palpita di spiritualità alla narrazione cromatica del pittore.